Ed eccoci al tradizionale momento di bilancio sui cari Film
Visti durante l’anno. Lontani i tempi in cui mi segnavo su un blocco note (dal
titolo Film Visti 20.. per l’appunto), ora sono passato ai social, quando mi
ricordo di segnarmeli i film che vedo. Perciò mi baserò molto a fiducia sulla
memoria, i titoli segnati qua e là e i (pochi) biglietti del cinema che ho
conservato per commentare un po’ la cinematografia di quest’anno e i diversi classici che mi è capitato, per motivi diversi, di recuperare. Senza
ripetere che come al solito vedo sempre meno film (indirettamente proporzionale
alle serie tv che seguo, ecco il fatto), causa vita frenetica (ma quando
mai!)..ok vita impegnata tra università amici e nuovi hobby (di cui spero di
potervi parlare quanto prima…stay tuned!).
Comunque prima di iniziare faccio a tutti
voi un augurio di Buon Anno ringraziandovi per il supporto specie quest’anno
che il blog ha preso una nuova direzione sicuramente più attiva. Grazie e a
prestissimo per il 2016!!
PS: se l’anno scorso ho usato la variante Top & Flop,
quest’anno non ho pensato a nulla di più scontato di un raggruppamento di
(personalissimi) generi, così, a caso.
Perché l’ho visto??
World War Z: era
una sera fredda e buia (come tutte le sere a Parma poi) e dopo un’ora a
scegliere un film da vedere un sabato sera tra amici, ecco che si opta per
questa pellicola di Brad Pitt del 2012. Non molto entusiasta (specie perché poi
mi toccava tornare da solo a casa con la solita nebbia) lo vedo. Diciamo che
paura non lo fa, più che altro ti domandi continuamente quanta sfiga possa
portare il protagonista che ovunque vada è seguito da un’ondata di zombie
assurda (che sia un palazzo, una città blindata o un aereo!) e alla fine della
fiera l’unico che si salva il culo è sempre e solo lui. Visivamente ben fatto,
ma come quasi ogni film sul genere, tranquillamente evitabile. Originale al più
la soluzione trovata anti-zombie.
American Sniper:
altra serata tra amici, altro film scelto da altri. In un clima di macismo tra
coinquilini ero comunque curioso di vedere questo film di cui si è tanto
parlato soprattutto nel periodo Oscar (in cui fece grande flop) e vi dirò,
Bradley Cooper resta un attore bravissimo e di talento, ma, sarà che io non
sono un gran fautore della guerra, mi è sembrato un po’ troppo un film di
propaganda pro-guerra. C’è una linea sottile tra il racconto biografico su un
eroe americano e la versione moderna di I Want You. Questo è quello che mi ha
lasciato di più questa pellicola dopo averla vista.
Big Eyes: il perché
nell’andare a vedere questo film lo so, Tim Burton + Christoph Waltz. Peccato
che dello stile Burton non ci sia praticamente nulla e il personaggio di Waltz
sia odioso da morire. Altra biografia in un certo senso evitabile, anche se di
per sé la storia di questa pittrice per anni all’ombra del marito ciarlatano era
interessante.
Pitch Perfect 2:
premetto che il primo, quando ancora era sconosciuto ai più, tant’è che lo vidi
in lingua originale ancor prima che uscì in Italia, mi era piaciuto da pazzi,
ma forse quella fase Glee è ormai passata nella mia vita (qualcuno direbbe “e
menomale!”) e questo sequel non mi ha detto molto. Non che mi aspettassi un
capolavoro, certo, ma è caduto nei vuoti cliché tipici dei sequel di successi
inaspettati. Magari andrà meglio col 3.
Brutto non è, però…
Magic in the
Moonlight: mi piange il cuore a mettere un film di Woody Allen in questa
categoria, ma saranno state le grandissime aspettative (oltre all’amore per il
regista c’è pure quello per Emma Stone), la serata un po’ mogia in cui l’ho
visto, non so, ma è stato un grande nì. Ha indubbiamente il suo fascino, ma non
è sicuramente all’altezza del genio brillante che sono abituato a trovare nei
film targati Woody Allen.
Into the Woods:
le aspettative per questo film sono cresciute col tempo e a onor del vero a
primo impatto mi è pure piaciuto, ma a ripensarci poteva essere gestito meglio,
un po’ confusionario, nonostante la svolta originale nella seconda parte.
Purtroppo quando si mettono insieme grandi attori si rischia un caos
disordinato, ma come sempre Meryl Streep è Meryl Streep (ecco avrei evitato il
cameo di Johnny Depp che inizia a essere ripetitivo nei suoi ruoli). Il fatto poi che sia quasi interamente cantato non aiuta, ma lodiamo il lavoro dietro
di tutto rispetto.
Lo Hobbit – La Battaglia
delle Cinque Armate: grandi entusiasmi questa trilogia non me l’ha mai dati ad essere sincero. Peter Jackson è bravissimo e farei una statua a Ian McKellen
certo, visivamente sono pazzeschi questi prodotti. Ma c’è sempre quel ma che
aleggia in tutti e 3 i film compreso l’ultimo, a volte ripetitivo, allunga il
brodo, strizza parecchio l’occhio al suo predecessore. Insomma per i fan del
genere resta comunque un film da vedere, ma…
Quello che non ti aspetti
Carnage: non ne
sapevo nulla, il prof di Sociologia ce lo ha fatto vedere alla prima lezione,
ragazzi che vi devo dire, pazzesco. Nella sua semplicità davvero brillante, un
film basato sulla discussione di due coppie di genitori “rinchiusi” in una
casa. Il lento disgregarsi delle convenzioni perbenistiche della nostra società
per rilevare la vera natura dell’uomo e il suo legame con gli altri, che siano
mariti, mogli, estranei. Quattro attori che reggono con la loro bravura e una
sceneggiatura straordinaria (tratta da una pièce teatrale) un intero film di 79
minuti: Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly diretti da
Roman Polanski.
L’Amore Bugiardo:
con tutto il clamore che aveva riscosso questo film avevo i miei dubbi che mi
sarebbe piaciuto, anche perché mi ero mezzo spoilerato il “fattore wow”. Ma
invece devo dire che mi ha davvero preso. Ben Affleck non mi è mai dispiaciuto,
ma soprattutto Rosamund Pike è proprio brava! La parte della psicopatica le riesce proprio
bene e per tutto il film non sai se odiarla o ammirarla. Il finale poi ti
lascia interdetto nel suo non lieto fine che esci dalla sala stordito. Un film
che colpisce.
Boyhood: al di là del lavoro ammirevole fatto per realizzarlo, con
i suoi 12 anni di produzione, un film di formazione che racconta “semplicemente”
la vita di un giovane americano, dall’infanzia alla maturità. Un film che
consiglio a tutti i miei coetanei proprio per l’impatto emotivo che può
scaturire nei giovani. Una recitazione non brillante, ma proprio per questo
giusta per il tono mai eclatante di tutta la pellicola. Meritava di più agli
Oscar.
Kingsman – Secret Service:
quanto mi piace quando un film che inizi a vedere per puro caso ti appassiona
tantissimo e diventa uno dei più belli dell’anno. Un genere british che non
conoscevo, ero convinto fosse un semplice 007 per ragazzi versione UK, invece
bello vero. Ironico, avvincente, ricco di colpi di scena e con quel pizzico di
splatter che non guasta mai per chi vuole andare oltre il perbenismo
hollywoodiano. Colin Firth è nel suo (ma anche no, il suo personaggio è
particolarissimo), Samuel L. Jackson è tutto, come sempre, (solo lui poteva fare
il villan psicopatico con la zeppola) e mi fa piacere scoprire Taron Egerton,
classico attore inglese che fa la sua figura considerando che ha giusto un anno
più di me (ormai prossimo alla vecchiaia) e nuova promessa del cinema
sicuramente.
Hot Fuzz: dopo Kingsman il mio coinquilino mi ha mostrato
la via verso un mondo a me sconosciuto. Avevo sempre scartato certi film
credendoli porcherie in stile Mordimi,
e invece come Machete mi ha un tempo
insegnato, anche il nonsense quando è ben realizzato ha il suo perché e in
questo a quanto pare gli inglesi sono dei maestri. Non vi spoilero nulla perché
merita di essere visto nella sua interezza e sopresa, ma vale, decisamente.
Il Fanciullino che è in me
Inside Out:
sicuramente il clamore scaturito da questo film Pixar è più che meritato,
nonostante specie nella seconda parte si lascia un po’ andare e perde dei pezzi
lungo la strada, in ogni caso dopo averci emozionato per anni sembrava giusto
raccontare la storia delle Emozioni base, divertentissima la loro resa: Rabbia
il burbero baffone, Paura il nerd mingherlino, Disgusto la snob sofisticata,
Gioia (la più sciapita diciamocelo) col suo caschetto sbarazzino, ma
soprattutto Tristezza la paffutella con gli occhiali spessi e il maglione a
collo alto (la nostra preferita ovviamente). Non manca il momento “non devo
piangere, non devo piangere..ok sto piangendo” e la bella morale di fondo sulla
vita che passa e l’importanza non solo di ricordare i momenti belli di essa.
Insomma da vedere (anche solo per capire come funziona il cervello di un gatto,
la scena più esilarante).
Kiki Consegne a
Domicilio: non il più bello del maestro, ma ogni cosa prodotta dalla mano
di Hayao Miyazaki merita di essere ammirata, continuo però a stupirmi del fatto che non tutti lo conoscono! Non si vive di solo Disney gente, c’è un mondo di capolavori di animazione che
aspetta solo di essere vissuto, amato, diffuso.
Minions:
premettendo che i Minions fanno ridere, sono adorabili, hanno creato un franchising
assurdo, ma un film se andava fatto non era questa la maniera. È la somma di
divertenti scenette che però unite insieme non creano nulla di omogeneo e
sensato, come dovrebbe essere un film, la parte finale è totalmente lasciata
allo sbaraglio. Il mio amore per loro resta, ma questo film è infantile pure
per dei bambini. Più qualità meno promozione la prossima volta magari.
Hotel Transylvania
2: in pratica l’unico film decente
da poter andare a vedere durante la Settimana del Cinema in cui si pagava il
biglietto 3 euro. Per fortuna che come il primo, anche questo sequel sia stato
una gran bella sorpresa, adatto ai più piccoli come ai grandicelli. Rispetto al
primo fa più ridere anche se (come ovvio per certi sequel) la trama sia meno
sostanziosa, ma assolutamente da vedere. Dracula e la sua squadra di amici di
nuovo insieme per addestrare una nuova generazione di teneri mostri.
Meglio tardi che mai
Hunger Games – La Ragazza
di Fuoco / Il Canto della Rivolta:
Parte1: devo essere sincero, dopo aver finito di leggere la trilogia la
delusione è stata tanta quindi la voglia di vedere i film mi era alquanto
passata, ma andavano visti, sono fatti molto bene e la storia (almeno fino ad
un certo punto) merita di essere seguita. Mi manca giusto il finale che
emotivamente vorrei evitare pure di vedere, ma andrà visto anche quello.
Alien: già sento
l’eco lontano degli haters che mi fanno buuuh, ma ecco il punto: se mi metto
nei panni di una persona, in particolare un nerd, nel 1979, direi “oddio che
figata spaziale, wow wow wow”; ritornando nei miei nel 2015 mi viene spontaneo
dire “mi sembra un episodio di Doctor Who, e uno di quelli noiosi”. Ora,
oggettivamente, la messa in scena è lodevole (il mostriciattolo che sbuca dal
torace del tizio è storia), però la trama, un gruppo di mercenari spaziali
accidentalmente fa salire un parassita killer a bordo della loro nave e uno
alla volta li uccide tutti, tranne la protagonista che fino alla fine ce la
mette tutta per uccidere quel mostro. Mah. Vi dico pure che voglio vedermi
anche i sequel i prequel gli spin-off e quello che volete perché la curiosità
me l’ha messa, ma non posso urlare al capolavoro #SorryNotSorry.
La Dolce Vita: "uno di quei classici che vanno visti almeno una volta nella vita". Di solito
però i film che finiscono in questa categoria sono quelli che poi come li vedo
mi fanno abbastanza schifo, quindi ho posticipato la visione di questo classico
finché non mi è capitata l’occasione di poterlo vedere riproposto in un
monosala d’essai pochi mesi fa in compagnia di allegri vecchietti (giovani non
abbandonate i monosala!!). Sarà che le aspettative erano basse, ma l’ho trovato
davvero un capolavoro. Una volta tanto concordo con la fama mondiale che certe
pellicole hanno, mi ha lasciato proprio soddisfatto.
8 ½: e dopo aver
ammirato La Dolce Vita non potevo esimermi dal vedere anche quest’altro must di
Fellini. Credo di apprezzare di più il primo, ma forse solo per questioni di
primo amore. Mastroianni in ogni caso è sempre straordinario (PS: Sorrentino ha
preso non poche ispirazioni dal maestro per i suoi film, ma devo dire che ha
fatto bene perché certe storie mostrano delle società magnifiche e decadenti, e
ogni epoca ha la sua società magnifica e decadente da mostrare, anni ’60 come
anni 2000, inutili gli snobbismi).
2001 – Odissea nello
spazio: altro classicone visto sempre nello stesso monosala (ringrazio le
bellissime rassegne gratuite del cinema D’Azeglio di Parma, un patrimonio della
città tanto quanto il parmigiano e il prosciutto!), altro grande regista, altro
grande capolavoro confermato. In pratica tutti i prodotti di fantascienza degli
ultimi 50 anni fanno riferimento a questo film, un capostipite a tutti gli
effetti. È straordinario pensare poi che sia del 1968. Kubrick tanto di cappello.
Gomorra: è un
genere, anche televisivo, che non mi appartiene, l’ho sempre detto. Mi sono ora
ritrovato a vederlo per un esame e alla fine non dico che non mi sia piaciuto.
I film a racconti non mi entusiasmano particolarmente specie se dal ritmo lento,
ma è una buona strategia per illustrare vari volti dell’ambiente che racconta
(come d’altronde il libro da cui è tratto, lo sappiamo tutti). Ritrovare poi a
sorpresa pure Servillo è una chicca che ho apprezzato molto. Non dico che ora
mi inizierò a vedere tutti i film sulla criminalità organizzata, ma questo non
mi è dispiaciuto.
Best of 2015
Birdman (L’imprevedibile
virtù dell’ignoranza): quando si dice meritarsi l’Oscar.
Youth – La Giovinezza:
Un Sorrentino sempre più nostalgico e sempre più felliniano, da apprezzare
sempre.
Ant-Man: una
commedia targata Marvel.
Avengers – Age of
Ultron: degno sequel del capolavoro massimo del genere (parliamone meglio).
Jurassic World:
varrebbe la pena di essere visto anche solo per gli ultimi 20 minuti.
Mr. Holmes: Ian
McKellen è Sherlock Holmes da vecchio. Cosa volete di più?
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