giovedì 31 dicembre 2015

Film Visti 2015


Ed eccoci al tradizionale momento di bilancio sui cari Film Visti durante l’anno. Lontani i tempi in cui mi segnavo su un blocco note (dal titolo Film Visti 20.. per l’appunto), ora sono passato ai social, quando mi ricordo di segnarmeli i film che vedo. Perciò mi baserò molto a fiducia sulla memoria, i titoli segnati qua e là e i (pochi) biglietti del cinema che ho conservato per commentare un po’ la cinematografia di quest’anno e i diversi classici che mi è capitato, per motivi diversi, di recuperare. Senza ripetere che come al solito vedo sempre meno film (indirettamente proporzionale alle serie tv che seguo, ecco il fatto), causa vita frenetica (ma quando mai!)..ok vita impegnata tra università amici e nuovi hobby (di cui spero di potervi parlare quanto prima…stay tuned!). 
Comunque prima di iniziare faccio a tutti voi un augurio di Buon Anno ringraziandovi per il supporto specie quest’anno che il blog ha preso una nuova direzione sicuramente più attiva. Grazie e a prestissimo per il 2016!!

PS: se l’anno scorso ho usato la variante Top & Flop, quest’anno non ho pensato a nulla di più scontato di un raggruppamento di (personalissimi) generi, così, a caso.


Perché l’ho visto??

World War Z: era una sera fredda e buia (come tutte le sere a Parma poi) e dopo un’ora a scegliere un film da vedere un sabato sera tra amici, ecco che si opta per questa pellicola di Brad Pitt del 2012. Non molto entusiasta (specie perché poi mi toccava tornare da solo a casa con la solita nebbia) lo vedo. Diciamo che paura non lo fa, più che altro ti domandi continuamente quanta sfiga possa portare il protagonista che ovunque vada è seguito da un’ondata di zombie assurda (che sia un palazzo, una città blindata o un aereo!) e alla fine della fiera l’unico che si salva il culo è sempre e solo lui. Visivamente ben fatto, ma come quasi ogni film sul genere, tranquillamente evitabile. Originale al più la soluzione trovata anti-zombie.

American Sniper: altra serata tra amici, altro film scelto da altri. In un clima di macismo tra coinquilini ero comunque curioso di vedere questo film di cui si è tanto parlato soprattutto nel periodo Oscar (in cui fece grande flop) e vi dirò, Bradley Cooper resta un attore bravissimo e di talento, ma, sarà che io non sono un gran fautore della guerra, mi è sembrato un po’ troppo un film di propaganda pro-guerra. C’è una linea sottile tra il racconto biografico su un eroe americano e la versione moderna di I Want You. Questo è quello che mi ha lasciato di più questa pellicola dopo averla vista.

Big Eyes: il perché nell’andare a vedere questo film lo so, Tim Burton + Christoph Waltz. Peccato che dello stile Burton non ci sia praticamente nulla e il personaggio di Waltz sia odioso da morire. Altra biografia in un certo senso evitabile, anche se di per sé la storia di questa pittrice per anni all’ombra del marito ciarlatano era interessante.

Pitch Perfect 2: premetto che il primo, quando ancora era sconosciuto ai più, tant’è che lo vidi in lingua originale ancor prima che uscì in Italia, mi era piaciuto da pazzi, ma forse quella fase Glee è ormai passata nella mia vita (qualcuno direbbe “e menomale!”) e questo sequel non mi ha detto molto. Non che mi aspettassi un capolavoro, certo, ma è caduto nei vuoti cliché tipici dei sequel di successi inaspettati. Magari andrà meglio col 3.




Brutto non è, però…

Magic in the Moonlight: mi piange il cuore a mettere un film di Woody Allen in questa categoria, ma saranno state le grandissime aspettative (oltre all’amore per il regista c’è pure quello per Emma Stone), la serata un po’ mogia in cui l’ho visto, non so, ma è stato un grande nì. Ha indubbiamente il suo fascino, ma non è sicuramente all’altezza del genio brillante che sono abituato a trovare nei film targati Woody Allen.

Into the Woods: le aspettative per questo film sono cresciute col tempo e a onor del vero a primo impatto mi è pure piaciuto, ma a ripensarci poteva essere gestito meglio, un po’ confusionario, nonostante la svolta originale nella seconda parte. Purtroppo quando si mettono insieme grandi attori si rischia un caos disordinato, ma come sempre Meryl Streep è Meryl Streep (ecco avrei evitato il cameo di Johnny Depp che inizia a essere ripetitivo nei suoi ruoli). Il fatto poi che sia quasi interamente cantato non aiuta, ma lodiamo il lavoro dietro di tutto rispetto.

Lo Hobbit – La Battaglia delle Cinque Armate: grandi entusiasmi questa trilogia non me l’ha mai dati ad essere sincero. Peter Jackson è bravissimo e farei una statua a Ian McKellen certo, visivamente sono pazzeschi questi prodotti. Ma c’è sempre quel ma che aleggia in tutti e 3 i film compreso l’ultimo, a volte ripetitivo, allunga il brodo, strizza parecchio l’occhio al suo predecessore. Insomma per i fan del genere resta comunque un film da vedere, ma…




Quello che non ti aspetti

Carnage: non ne sapevo nulla, il prof di Sociologia ce lo ha fatto vedere alla prima lezione, ragazzi che vi devo dire, pazzesco. Nella sua semplicità davvero brillante, un film basato sulla discussione di due coppie di genitori “rinchiusi” in una casa. Il lento disgregarsi delle convenzioni perbenistiche della nostra società per rilevare la vera natura dell’uomo e il suo legame con gli altri, che siano mariti, mogli, estranei. Quattro attori che reggono con la loro bravura e una sceneggiatura straordinaria (tratta da una pièce teatrale) un intero film di 79 minuti: Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly diretti da Roman Polanski.

L’Amore Bugiardo: con tutto il clamore che aveva riscosso questo film avevo i miei dubbi che mi sarebbe piaciuto, anche perché mi ero mezzo spoilerato il “fattore wow”. Ma invece devo dire che mi ha davvero preso. Ben Affleck non mi è mai dispiaciuto, ma soprattutto Rosamund Pike è proprio brava! La parte della psicopatica le riesce proprio bene e per tutto il film non sai se odiarla o ammirarla. Il finale poi ti lascia interdetto nel suo non lieto fine che esci dalla sala stordito. Un film che colpisce.

Boyhood: al di là del lavoro ammirevole fatto per realizzarlo, con i suoi 12 anni di produzione, un film di formazione che racconta “semplicemente” la vita di un giovane americano, dall’infanzia alla maturità. Un film che consiglio a tutti i miei coetanei proprio per l’impatto emotivo che può scaturire nei giovani. Una recitazione non brillante, ma proprio per questo giusta per il tono mai eclatante di tutta la pellicola. Meritava di più agli Oscar.

Kingsman – Secret Service: quanto mi piace quando un film che inizi a vedere per puro caso ti appassiona tantissimo e diventa uno dei più belli dell’anno. Un genere british che non conoscevo, ero convinto fosse un semplice 007 per ragazzi versione UK, invece bello vero. Ironico, avvincente, ricco di colpi di scena e con quel pizzico di splatter che non guasta mai per chi vuole andare oltre il perbenismo hollywoodiano. Colin Firth è nel suo (ma anche no, il suo personaggio è particolarissimo), Samuel L. Jackson è tutto, come sempre, (solo lui poteva fare il villan psicopatico con la zeppola) e mi fa piacere scoprire Taron Egerton, classico attore inglese che fa la sua figura considerando che ha giusto un anno più di me (ormai prossimo alla vecchiaia) e nuova promessa del cinema sicuramente.

Hot Fuzz: dopo Kingsman il mio coinquilino mi ha mostrato la via verso un mondo a me sconosciuto. Avevo sempre scartato certi film credendoli porcherie in stile Mordimi, e invece come Machete mi ha un tempo insegnato, anche il nonsense quando è ben realizzato ha il suo perché e in questo a quanto pare gli inglesi sono dei maestri. Non vi spoilero nulla perché merita di essere visto nella sua interezza e sopresa, ma vale, decisamente.




Il Fanciullino che è in me

Inside Out: sicuramente il clamore scaturito da questo film Pixar è più che meritato, nonostante specie nella seconda parte si lascia un po’ andare e perde dei pezzi lungo la strada, in ogni caso dopo averci emozionato per anni sembrava giusto raccontare la storia delle Emozioni base, divertentissima la loro resa: Rabbia il burbero baffone, Paura il nerd mingherlino, Disgusto la snob sofisticata, Gioia (la più sciapita diciamocelo) col suo caschetto sbarazzino, ma soprattutto Tristezza la paffutella con gli occhiali spessi e il maglione a collo alto (la nostra preferita ovviamente). Non manca il momento “non devo piangere, non devo piangere..ok sto piangendo” e la bella morale di fondo sulla vita che passa e l’importanza non solo di ricordare i momenti belli di essa. Insomma da vedere (anche solo per capire come funziona il cervello di un gatto, la scena più esilarante).

Kiki Consegne a Domicilio: non il più bello del maestro, ma ogni cosa prodotta dalla mano di Hayao Miyazaki merita di essere ammirata, continuo però a stupirmi del fatto che non tutti lo conoscono! Non si vive di solo Disney gente, c’è un mondo di capolavori di animazione che aspetta solo di essere vissuto, amato, diffuso.

Minions: premettendo che i Minions fanno ridere, sono adorabili, hanno creato un franchising assurdo, ma un film se andava fatto non era questa la maniera. È la somma di divertenti scenette che però unite insieme non creano nulla di omogeneo e sensato, come dovrebbe essere un film, la parte finale è totalmente lasciata allo sbaraglio. Il mio amore per loro resta, ma questo film è infantile pure per dei bambini. Più qualità meno promozione la prossima volta magari.

Hotel Transylvania 2: in pratica l’unico film decente da poter andare a vedere durante la Settimana del Cinema in cui si pagava il biglietto 3 euro. Per fortuna che come il primo, anche questo sequel sia stato una gran bella sorpresa, adatto ai più piccoli come ai grandicelli. Rispetto al primo fa più ridere anche se (come ovvio per certi sequel) la trama sia meno sostanziosa, ma assolutamente da vedere. Dracula e la sua squadra di amici di nuovo insieme per addestrare una nuova generazione di teneri mostri.



Meglio tardi che mai

Hunger Games – La Ragazza di Fuoco / Il Canto della Rivolta: Parte1: devo essere sincero, dopo aver finito di leggere la trilogia la delusione è stata tanta quindi la voglia di vedere i film mi era alquanto passata, ma andavano visti, sono fatti molto bene e la storia (almeno fino ad un certo punto) merita di essere seguita. Mi manca giusto il finale che emotivamente vorrei evitare pure di vedere, ma andrà visto anche quello.

Alien: già sento l’eco lontano degli haters che mi fanno buuuh, ma ecco il punto: se mi metto nei panni di una persona, in particolare un nerd, nel 1979, direi “oddio che figata spaziale, wow wow wow”; ritornando nei miei nel 2015 mi viene spontaneo dire “mi sembra un episodio di Doctor Who, e uno di quelli noiosi”. Ora, oggettivamente, la messa in scena è lodevole (il mostriciattolo che sbuca dal torace del tizio è storia), però la trama, un gruppo di mercenari spaziali accidentalmente fa salire un parassita killer a bordo della loro nave e uno alla volta li uccide tutti, tranne la protagonista che fino alla fine ce la mette tutta per uccidere quel mostro. Mah. Vi dico pure che voglio vedermi anche i sequel i prequel gli spin-off e quello che volete perché la curiosità me l’ha messa, ma non posso urlare al capolavoro #SorryNotSorry.

La Dolce Vita: "uno di quei classici che vanno visti almeno una volta nella vita". Di solito però i film che finiscono in questa categoria sono quelli che poi come li vedo mi fanno abbastanza schifo, quindi ho posticipato la visione di questo classico finché non mi è capitata l’occasione di poterlo vedere riproposto in un monosala d’essai pochi mesi fa in compagnia di allegri vecchietti (giovani non abbandonate i monosala!!). Sarà che le aspettative erano basse, ma l’ho trovato davvero un capolavoro. Una volta tanto concordo con la fama mondiale che certe pellicole hanno, mi ha lasciato proprio soddisfatto.

8 ½: e dopo aver ammirato La Dolce Vita non potevo esimermi dal vedere anche quest’altro must di Fellini. Credo di apprezzare di più il primo, ma forse solo per questioni di primo amore. Mastroianni in ogni caso è sempre straordinario (PS: Sorrentino ha preso non poche ispirazioni dal maestro per i suoi film, ma devo dire che ha fatto bene perché certe storie mostrano delle società magnifiche e decadenti, e ogni epoca ha la sua società magnifica e decadente da mostrare, anni ’60 come anni 2000, inutili gli snobbismi).

2001 – Odissea nello spazio: altro classicone visto sempre nello stesso monosala (ringrazio le bellissime rassegne gratuite del cinema D’Azeglio di Parma, un patrimonio della città tanto quanto il parmigiano e il prosciutto!), altro grande regista, altro grande capolavoro confermato. In pratica tutti i prodotti di fantascienza degli ultimi 50 anni fanno riferimento a questo film, un capostipite a tutti gli effetti. È straordinario pensare poi che sia del 1968. Kubrick tanto di cappello.

Gomorra: è un genere, anche televisivo, che non mi appartiene, l’ho sempre detto. Mi sono ora ritrovato a vederlo per un esame e alla fine non dico che non mi sia piaciuto. I film a racconti non mi entusiasmano particolarmente specie se dal ritmo lento, ma è una buona strategia per illustrare vari volti dell’ambiente che racconta (come d’altronde il libro da cui è tratto, lo sappiamo tutti). Ritrovare poi a sorpresa pure Servillo è una chicca che ho apprezzato molto. Non dico che ora mi inizierò a vedere tutti i film sulla criminalità organizzata, ma questo non mi è dispiaciuto.



Best of 2015

Birdman (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza): quando si dice meritarsi l’Oscar.

Youth – La Giovinezza: Un Sorrentino sempre più nostalgico e sempre più felliniano, da apprezzare sempre.

Ant-Man: una commedia targata Marvel.

Avengers – Age of Ultron: degno sequel del capolavoro massimo del genere (parliamone meglio).

Jurassic World: varrebbe la pena di essere visto anche solo per gli ultimi 20 minuti.

Mr. Holmes: Ian McKellen è Sherlock Holmes da vecchio. Cosa volete di più?





 Vostro David


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