Recupero la mia vecchia cara rubrica sui pilot per parlare
di un mucchio di primi episodi di nuove serie tv che lentamente stanno
prendendo il posto dei telefilm dell’alta stagione 2013-2014, che una alla volta
si stanno concludendo (anche se l’apice delle chiusure arriverà entro metà
maggio...e ne riparleremo!).
Avendo un discreto numero di Pilot da vedere in questo
periodo, ho deciso di creare questo mega post che aggiornerò man mano. Ho già
troppe serie in ballo quindi il mio giudizio quest’anno non sarà tanto
magnanimo, a meno di non trovare La Serie con la S maiuscola. A breve ci
attenderanno anche i pilot estivi quindi è bene fare una grande selezione per
non perdersi in questo caos seriale. Spero di poter aggiornare il post ogni
giorno questa settimana, almeno ci proverò!
Allora iniziamo:
Ambientata nella celebre città delle streghe alla fine del ‘600,
questa nuova serie del canale via cavo WGN America mette in scena fin da subito
le sue argomentazioni più importanti, facendo non poco velatamente l’occhiolino
a quel mondo di coloni puritani inglesi raccontanti da Nathaniel Hawthorne (che
guarda caso era proprio originario di Salem) nel suo celebre romanzo La Lettera Scarlatta. Da brava serie tv
americana mette subito in cattiva luce ogni figura di tipo religiosa che
detiene malamente il potere della piccola cittadina i cui abitanti sono
ignoranti timorati di Dio che non battono ciglio quando si tratta di punire i
peccati altrui, prima di fare una sosta notturna nel bordello cittadino
ovviamente.
Non è subito chiaro invece quale ruolo occupino le streghe e
la magia in quella che la stessa Wikipedia descrive come “ historical
fiction drama television series”. Ma già a metà dell’episodio capiamo che poi
tanto buone queste streghe non sono, con la scusa dei maltrattamenti subiti dai
puritani si sfogano decisamente molto oscuramente. L’unica figura positiva alla
fine sembra essere quella di John Alden che si capisce immediatamente essere il
paladino della giustizia nonché protagonista principale. Dopo 7 anni di guerra
(non è molto chiaro cosa abbia fatto, se non combattere contro “francesi e
indiani” in maniera generica) torna nella sua città d’origine in cui tutto è
cambiato, compresa la donna che amava.
Costumi d’epoca e location in linea con la trama (a parte i
capelli orrendi del protagonista), effetti speciali non molto appariscenti
anche per dare quel tocco di crudo realismo in più che la serie evidentemente
si pone, non avendo neanche troppi problemi di limitazioni che avrebbe in un
canale nazionale. Ma niente di entusiasmante o che possa distinguere Salem da altre decine di serie storiche.
Quando vedo Pilot ho una predilezione per scovare quelli che
chiamo i Ricicli Telefili, ovvero attori “riciclati” da altre serie tv più o meno
famose, e questo ne regala non poche. A cominciare dal protagonista che sotto
quella barba incolta e i capelloni nasconde il volto del sempre-poco-sorridente
Michael di Nikita, Shane West, che
certo non poteva finire a fare comedy!
La parrucca lunga bianca mi aveva confuso, ma alla fine ho riconosciuto anche un altro attore di Nikita, Xander Berkeley, al secolo il caro vecchio stronzissimo Percy, che anche stavolta non interpreta il ruolo di un simpatico burlone, ma quello di un magistrato corrotto dalla stregoneria.
Avvistata anche quella squinzia di Ashley Madekwe aka Ashely Davenport di Revenge, che passa da un ruolo inutile ad un altro, comparendo qua e là nel pilot sempre in maniera casuale, ma pare sia una strega anche lei. Non bisogna dimenticare però che la Madekwe ha origini in quel gioiellino inglese di nome Diario di una squillo per bene, e non sarà un caso se tra le fila dei personaggi minori (decisamente troppo vecchio per il ruolo a mio avviso) compare anche Iddo Goldberg, Ben di quest’utima serie, che è anche il marito nella vita reale dell’attrice. Chi avrà raccomandato chi?
Sotto un’altra posticcia barba si riconosce anche Seth Gabel che, dopo i ruoli minori in Dirty Sexy Money, Fringe e il più recente Arrow, diventa un cacciatore di streghe che predica bene e razzola male. Sua la performance recitativa più interessante comunque, se non l’unica.
Insomma quasi tutti i personaggi principali sono vecchie conoscenze, a parte la protagonista femminile.
La parrucca lunga bianca mi aveva confuso, ma alla fine ho riconosciuto anche un altro attore di Nikita, Xander Berkeley, al secolo il caro vecchio stronzissimo Percy, che anche stavolta non interpreta il ruolo di un simpatico burlone, ma quello di un magistrato corrotto dalla stregoneria.
Avvistata anche quella squinzia di Ashley Madekwe aka Ashely Davenport di Revenge, che passa da un ruolo inutile ad un altro, comparendo qua e là nel pilot sempre in maniera casuale, ma pare sia una strega anche lei. Non bisogna dimenticare però che la Madekwe ha origini in quel gioiellino inglese di nome Diario di una squillo per bene, e non sarà un caso se tra le fila dei personaggi minori (decisamente troppo vecchio per il ruolo a mio avviso) compare anche Iddo Goldberg, Ben di quest’utima serie, che è anche il marito nella vita reale dell’attrice. Chi avrà raccomandato chi?
Sotto un’altra posticcia barba si riconosce anche Seth Gabel che, dopo i ruoli minori in Dirty Sexy Money, Fringe e il più recente Arrow, diventa un cacciatore di streghe che predica bene e razzola male. Sua la performance recitativa più interessante comunque, se non l’unica.
Insomma quasi tutti i personaggi principali sono vecchie conoscenze, a parte la protagonista femminile.
Commento sul pilot? Sinceramente non mi ha detto molto, non
trovo interessante la storia e non vedo come possa durare, non saprei neanche
cosa dovrebbe succedere nel secondo episodio figurarsi in più stagioni. Lottano
a chi è più cattivo e alla fine dei giochi non ho trovato un senso in tutta la
trama; anche le scene violente, quelle che dovrebbero essere “paurose” o quelle
di sesso spinto sono fini a se stesse e ricadono in mille cliché già visti. Gli
concedo un secondo episodio per ammaliarmi se no addio.
Peccato perché le premesse intorno alle vicende dell’inquietante cittadina del Massachusetts c’erano tutte.
Peccato perché le premesse intorno alle vicende dell’inquietante cittadina del Massachusetts c’erano tutte.
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Bad Teacher
Da un po’ di tempo a questa parte l’originalità non è
proprio il marchio che contraddistingue l’ambiente cinematografico americano,
ormai ci sono più remake-prequel-sequel ecc. che opere originali, lo sappiamo.
La tv al contrario cerca di innalzare sempre più i propri standard e spesso gli riesce molto
bene, ma a volte vuole troppo avvicinarsi al mondo del grande schermo e cosa c’è
di meglio se non ripescare qualche vecchio film di successo e trasformarlo in
una serie?! Questa è la moda del momento
e non sarà un caso se tre dei pilot di cui parleremo sono proprio dei remake di
film: Bad Teacher, Fargo, From Dusk
Till Dawn.
In effetti è una tendenza partita già da qualche tempo (pensiamo
a Bates Motel o Hannibal su cui
io non avrei scommesso un centesimo e che invece sono già alla seconda
stagione, o al meno fortunato 10 cose che
odio di te, giusto per fare degli esempi), ma in questo 2014 ha davvero sbancato
(prossimamente uscirà anche la miniserie su Rosemarie’s
Baby e si progetta qualcosa anche per Venerdì
13) e in fondo anche il mio adorato Agents
of S.H.I.E.L.D. nasce come costola televisiva dei film Marvel sugli
Avengers, ma questa è un’altra storia!
Il pilot di Bad Teacher è a tutti gli effetti l’adattamento
in 20 minuti della commedia omonima del 2011, con le necessarie modifiche ovviamente,
in cui una neo divorziata finisce col fare l’insegnante (in un modo schifosamente
facile, anche per una serie tv) solo per poter attirare qualche ricco papà
single, ma che poi finisce per l'affezionarsi ad un gruppo di sfigate che aiuterà
a riscattarsi. La noia? Abbastanza, ma per una comedy non è richiesta una gran
dose di originalità, quindi prima di scartarla del tutto rimando ad un secondo
episodio, nella speranza di situazioni più simpatiche e coinvolgenti.
Ricicli Telefili? Ma certo! Al posto di una meravigliosa
Cameron Diaz troviamo una volgare e poco sexy Ari Graynor che dopo aver fatto
da spalla in qualche commedia e la sorella di Olivia in Fringe ha il suo primo ruolo da protagonista, ma non la vedo molto
all’altezza.
Addocchiato anche Ryan Hansen, già visto in mille comedy (tra cui 2 Broke Girls) e protagonista del flop Friends with Benefits, ma famoso soprattutto per il suo ruolo di Dick Casablanca in Veronica Mars, anche qui nel solito ruolo di bravo ragazzo belloccio, ma essendo il prof di Educazione Fisica non abbastanza ricco per la protagonista.
L’amica sfigata e sottomessa è niente meno che Sara Gilbert, nei nostri cuori per sempre Leslie Winkle di The Big Bang Theory, e forse proprio per questo suo precedente ruolo di nerd cazzuta non è molto credibile come ingenua spalla dalla zero personalità.
Ma il più importante Riciclo Telefilo è Kristin Davis, la carissima Charlotte di Sex and the city, qui nella parte dell’acida professoressa precisetta, ovvio avversario della protagonista.
Non mi sfugge però il paffuto visino di Madison De La Garza, la primogenita di Gabrielle, Juanita, in Desperate Housewives, poco più vecchia ma anche più magra. Come crescono in fretta!
Addocchiato anche Ryan Hansen, già visto in mille comedy (tra cui 2 Broke Girls) e protagonista del flop Friends with Benefits, ma famoso soprattutto per il suo ruolo di Dick Casablanca in Veronica Mars, anche qui nel solito ruolo di bravo ragazzo belloccio, ma essendo il prof di Educazione Fisica non abbastanza ricco per la protagonista.
L’amica sfigata e sottomessa è niente meno che Sara Gilbert, nei nostri cuori per sempre Leslie Winkle di The Big Bang Theory, e forse proprio per questo suo precedente ruolo di nerd cazzuta non è molto credibile come ingenua spalla dalla zero personalità.
Ma il più importante Riciclo Telefilo è Kristin Davis, la carissima Charlotte di Sex and the city, qui nella parte dell’acida professoressa precisetta, ovvio avversario della protagonista.
Non mi sfugge però il paffuto visino di Madison De La Garza, la primogenita di Gabrielle, Juanita, in Desperate Housewives, poco più vecchia ma anche più magra. Come crescono in fretta!
Altro da dire? Non molto, è una serie che lascia il tempo
che trova, sebbene dietro ci sia la CBS che al momento è il canale migliore per
le comedy. Ai posteri l’ardua sentenza!
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Black Box
Durante l’episodio poi conosciamo meglio la sua vita, la famiglia (il suo è un caso ereditario), l’amore, i suoi pazienti che riesce ad aiutare anche grazie alle sue personali esperienze, tutto in un equilibrio precario, cercando di nascondere specie a lavoro la sua condizione, che non appena la mettono in situazioni di maggiore stress la fanno ricadere in un episodio. Interessante notare che durante i suoi “momenti d’euforia” la colonna sonora è una musica jazz molto accattivante.
Penny Dreadful
Prendi il
fascino della Londra vittoriana di fine ‘800, inserisci i più popolari
personaggi dei romanzi gotico-horror del periodo, metti il tutto in un canale
via cavo come Showtime (Dexter, Shameless, Masters of Sex e via dicendo) che non si trattiene
quando c’è da mostrare sangue e sesso…e avrai la mia attenzione!
Probabilmente
uno dei pilot che più attendevo in questo periodo, Grandi Aspettative!
Sì ecco, Grande è la parola giusta: Grande Ambientazione, Grandi Personaggi, Grandi
Attori, Grande Durata. Insieme alle serie tratte dai film, questa è sicuramente
l’altra moda del momento, fare delle Grandi Serie dai budget importanti con non
troppi episodi, adatti per la midseason (sono previsti 8 episodi per la prima
stagione di questo telefilm), ma che compensano con una durata maggiore del
solito, oscillando fra i 50-60 minuti per puntata (come il sopracitato Salem, ma molto meglio, anche a livello
di serie pseudo storica!). Le premesse ci sono tutte, peccato che a questi
grandi fattori si accosti una piccola storia (almeno per il momento). Il mio
primo spontaneo commento dopo 52 minuti di visione è stato “Ma è già finito??
Non è successo nulla!”.
Forse l’idea
è quella di ispirarsi proprio ai piccoli periodici che danno il nome alla serie,
i penny dreadful (si potrebbero tradurre in “spaventi da un penny”), simili ai
romanzi d’appendice, dal costo di un penny appunto, tanto in voga nel XIX
secolo narranti storie dell’orrore (esempio famoso è Sweeney Todd). Difficile
però pensare che in quasi un’ora non si riesca a delineare una trama completa
che possa far da punto di partenza ad una nuova serie tv, penny o non penny; addirittura
mancano due interpreti i cui nomi compaiono anche nei titoli di apertura (tra l'altro ben realizzati e con quello stile dark che ormai è visto e rivisto ma fa sempre la sua bella figura)...ma
andiamo con ordine.
Londra, 1891.
Il pistolero da circo americano Ethan (interpretato da un sempre in forma Josh Harnett
che da tempo non si vedeva in giro) viene “ingaggiato” da una enigmatica donna
per un lavoro notturno (Night Work, titolo dell’episodio). Non potevano
scegliere miglior attrice di Eva Green per il ruolo, con la sua bellezza
delicata quanto oscura sembra esserci nata nella Londra del tempo per davvero.
I due alla fine vanno a caccia di quelli che ci appaiono fin da subito essere
dei vampiri, malgrado il modo di ucciderli non sia molto ortodosso e il termine
non venga mai usato per descriverli, ma la resa visiva di questi esseri è molto
accurata e originale.
Alla coppia di protagonisti si aggiunge un certo Sir Malcom Murray, che ha il volto nientemeno di Timothy Dalton, che intraprende questo incontro notturno per cercare la figlia da tempo rapita (se siete attenti estimatori del genere il cognome Murray vi farà capire, senza che ve lo spoileri, il nome della figlia di Malcom, decisamente più famosa del padre…e non aggiungo altro).
Alla coppia di protagonisti si aggiunge un certo Sir Malcom Murray, che ha il volto nientemeno di Timothy Dalton, che intraprende questo incontro notturno per cercare la figlia da tempo rapita (se siete attenti estimatori del genere il cognome Murray vi farà capire, senza che ve lo spoileri, il nome della figlia di Malcom, decisamente più famosa del padre…e non aggiungo altro).
Dopo un
primo scontro, facciamo la conoscenza anche di un giovane scienziato-dottore
particolarmente attento all’anatomia umana ed in particolare al legame tra vita
e morte (e qui sarebbe banale dirvi di chi si tratta, sebbene sia la “Grande Rivelazione”
del finale), che viene anche lui in qualche modo assoldato da Sir Malcom per
studiare certi esseri “particolari”.
Non mancano, fin dalla prima scena, momenti di tensione con quella musichetta inquietante in un climax ascendente di ansia che scoppia con un qualcosa di improvviso fatto apposta per farti prendere un colpo; ma a parte questo non mette troppa paura, anche i morti, il sangue e i mostri sono macabri ma non spaventosi (ok magari eviterei una visione notturna della serie), c'è anche una scena con un crocifisso capovolto, giusto per non farsi mancare nessun simbolo occulto. Assenza quasi totale invece sul fronte sesso, strano per una serie che si presentava come "a metà tra lo psicodramma a sfondo erotico e l'horror". Il tutto comunque è realizzato con un certo stile realistico che non dispiace e non ci fa cadere nel solito fantasy coi mostri.
Essenzialmente
il grosso della storia è tutto qui. C’è un misterioso crudele omicida in giro (sui
giornali si grida al “ritorno di Jack”, lo Squartatore ovviamente, ma non credo
sia lui, è qualcosa di più soprannaturale) e inoltre mancano all'appello diversi altri personaggi, nonché il riciclo telefilo che tanto attendevo,
quello della bellissima Billy Piper (Diario
di una squillo per bene, Doctor Who).
Non sono mai stato un grande fan dei pilot che mettono troppa carne al fuoco,
ma qui davvero si rischia di morire di fame! Ma non voglio gettare subito la
spugna, il prodotto in sé è ben confezionato, il cast giusto c’è, l’ambientazione e i costumi pure e diversi misteri non sono ancora stati illustrati per bene, uno fra tutti
il ruolo di Vanessa Ives (la Green). Insomma dobbiamo essere speranzosi per il
futuro, ma occhio che restano solo 7 episodi!
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Fargo
Può il pilot durare quasi quanto il film da cui prende il
nome? In certi casi sì!
Abbiamo già parlato della moda di fare telefilm tratti da
lungometraggi famosi e anche quella di creare serie da pochi episodi ma dalla
durata maggiore. Il pilot di oggi unisce tutto questo in quasi 70 minuti (il
film ne dura 98), sentiti tutti, credevo non finisse più!
Devo fare una premessa che mi farà perdere punti agli occhi
di molti lo so. Non sono un grande fan dei fratelli Coen, ancora oggi posso
dire che Burn After Reading è uno dei
film più brutti che abbia mai visto (e ho seguito un corso di Storia del Cinema
in cui di film pallosi ne ho visti a bizzeffe!). Li trovo troppo pretenziosi e
decisamente sopravvalutati, ma è una mia personale opinione quindi liberissimi
di contraddirmi. Non ho visto Fargo
del 1996 e di certo non mi aspettavo di seguirne la serie tv, ma il calibro
degli attori presenti, in particolare il protagonista, mi ha fatto decidere di
vederne quantomeno l’episodio pilota.
Onestamente riassumere la trama sarebbe complesso e non voglio
banalizzarla in due righe, ma sappiate che siamo in una piccola cittadina del
Minnesota, ambientazione piuttosto glaciale, dove un innocuo agente
assicurativo, da sempre pedina di bulli e prepotenti anche a 40 anni, finisce
suo malgrado in una spirale di omicidi da lui più o meno voluti. La storia è
diversa da quella narrata nel film, l’unico punto di contatto, oltre all’ambientazione,
sono i rimandi alla città di Fargo, di cui si legge il nome su una lattina e si
parla di alcuni malavitosi della zona. Ad apertura di scena veniamo informati
che:
“Quella che vedrete è una storia vera. I fatti esposti sono
accaduti nel 2006 nel Minnesota. Su richiesta dei superstiti, sono stati usati
dei nomi fittizi. Per rispettare le vittime tutto il resto è stato fedelmente
riportato.”
Questa stessa avvertenza compare anche nel film (cambia solo
la data, 1987) e anche in questo caso in realtà, per quanto qualcosa possa
essere ispirato a fatti veri, è tutto totalmente inventato. L’idea in effetti
non è male, rende le cose più serie di quanto non siano già. Tutto è molto
realistico (sebbene molto improbabile) e il ritmo lento (molto molto lento)
rende bene questo tono. Non è il mio genere, e difficilmente continuerò a
seguirlo, ma indubbiamente è un pilot ben realizzato. Credevo quasi che ogni
episodio sarebbe stato una storia a sé dati i risvolti che prende l’intera
faccenda fino alla fine, ma a quanto pare l’idea invece è quella di raccontare
una storia diversa ad ogni stagione (nel caso venga rinnovato).
Ad avvalora la qualità del prodotto ha sicuramente
contribuito la recitazione degli interpreti, uno su tutti il protagonista, Lester
Nygaard, interpretato da Martin Freeman, per gli amanti della tv è
ovviamente il caro vecchio John Watson di Sherlock,
ma è anche il volto, tra le altre cose, di Bilbo Baggins della trilogia cinematografica
Lo Hobbit. È davvero magistrale nelle vesti del perdente (non trovo
parola migliore per descrivere il personaggio), vittima delle prepotenze di
chiunque, moglie inclusa, che non riesce a comporre frasi lunghe senza
incepparsi o balbettare non riuscendo quasi mai ad esprimere ciò che davvero pensa. Ammetto di essermici sfortunatamente identificato
molto e se c’è una cosa che odio nei film sono i prepotenti che se la prendono
con i più deboli, mi irrita moltissimo. Perciò non posso del tutto biasimarlo
per certe azioni che si ritroverà a fare, non me ne vogliano i soliti moralisti!
Altro apprezzamento, sebbene in un ruolo molto più
marginale, è per un altro riciclo telefilo: sto parlando della sempre
bellissima Kate Walsh, nei nostri cuori per sempre come Addison Montgomery di Grey’s Anatomy (nonché madre del protagonista del mio film preferito, Noi Siamo
Infinito) che si toglie il camice per
diventare una cinica ma sempre più sexy vedova, una Milf con tutti i crismi!
Da annotare infine anche la presenza di Billy Bob
Thornton a cui riesce benissimo la parte del killer professionista sociopatico.
Per chi apprezza certe caratteristiche è una serie
assolutamente da non perdere, ma non è per tutti (me incluso). Sono sicuro che
ne sentiremo ancora parlare, sebbene gli ascolti non siano partiti proprio alla
grande.
Supernatural:
Bloodlines
Inutile tornare al solito discorso dell’originalità che non
sempre va a braccetto con lo show business, spostiamoci invece sul versante
Spin-Off. Da diverso tempo è una via intrapresa per sfruttare il successo di
una serie, o comunque di una tipologia di serie, senza dove scomodare sempre i
soliti personaggi, venendo a creare così un nuovo telefilm che prende vita da
una “costola” di un altro molto spesso estirpando un personaggio minore dalla
serie madre e facendolo diventare il protagonista nella serie figlio, lo
Spin-Off appunto. Casi famosi nella nostra generazione sono Angel, in cui l’omonimo vampiro
innamorato della cacciatrice Buffy fa i bagagli da Sunnydale per spostarsi a
Los Angeles, o di Addison Montgomery che si lascia alle spalle l’ex marito e
tutta la banda di Grey’s Anatomy
anche lei per la soleggiata L.A. dove si mette a lavorare per una Private Practice (titolo della sua
serie). Gli esempi sono tantissimi (The
Original, i vari C.S.I., perfino Baywatch
ai suoi tempi ebbe uno spin-off!), anche se non sempre riscuotono lo stesso
successo della serie di partenza, spesso terminano molto prima, se non con
una sola stagione (come The Finder, lo spin-off debolissimo di Bones), e in alcuni casi dopo l’episodio di lancio
non vengono neanche ordinati come serie (come il fantasma dello spin-off di Gossip Girl che avrebbe dovuto mostrare la gioventù di Lily e Rufus negli
anni ’80 ma che non andò oltre un episodio flash-back che i più attenti
ricorderanno nella 2x24).
Il pilot di oggi in effetti non è la 1x01 di una nuova
serie, ma, come di consueto in questi casi, parte da un episodio, detto backdoor pilot che comunemente è tra gli ultimi episodi di
una stagione (in questo caso la 9x20), di Supernatural, famosissima serie sulla coppia di fratelli cacciatori
di demoni Dean e Sam Wincester, arrivata ormai alla sua nona stagione (e già
confermata per una decima). In effetti è quasi strano che non ci abbiano
pensato prima, soprattutto quando Supernatural vanta un folto gruppo di fan
accanitissimo.
La presenza dei due fratelli in effetti è piuttosto
marginale (altro espediente tipico degli episodi di lancio quando i
protagonisti non sono già personaggi della serie di partenza); la nuova coppia
di cacciatori, almeno credo possa essere questo l’andamento, è composta da un ragazzo
afro americano, Ennis, che suo malgrado, e nel modo peggiore, si ritrova nel
mezzo di uno scontro fra mostri, anzi addirittura scopre che la città in cui
vive, Chicago (location seriale molto gettonata negli ultimi tempi), è gestita
da 5 famiglie di creature soprannaturali (mostri potrebbe essere un termine
politicamente scorretto!); l’altro protagonista, David, invece appartiene
proprio ad una delle famiglie, è un mutaforma, che torna in città dopo la morte
del fratello. I due finiranno per incontrarsi-scontrarsi ma si capisce che alla
fine dei giochi sono gli unici buoni in circolazione (David aveva lasciato
Chicago per avere una vita normale come un essere umano). Ovviamente non mancano
i misteri da risolvere che innesteranno la prima stagione di Supernatural: Bloodline (anche se non è
ancora stata ordinata ufficialmente, ma si ben spera).
Anche in questo caso il senso della famiglia è forte (non a
caso il sottotitolo è bloodline,
linea di sangue, anche se in un primo momento era Tribe, ma il concetto è lo stesso), questa volta però non ci
saranno due fratelli ma due estranei come protagonisti. Sarà interessante
vedere come si evolverà il loro rapporto, se diventeranno grandi amici o
finiranno per scontrarsi e tradirsi a vicenda in diverse occasioni. Con la
presenza delle 5 famiglie l’ambientazione stavolta sarà stabile, il che
potrebbe creare problemi ai fini verosimili della trama ma anche approfondire
meglio tutti i personaggi presenti; inoltre lo scontro tra famiglie non poteva
non portare ad una classicissima situazione alla Romeo e Giulietta: David
infatti è innamorato del lupo mannaro Violet e di certo i loro parenti non
apprezzano la cosa.
Siamo alla CW, quindi i ricicli telefili sono d’obbligo!
Ennis, Lucien
Laviscount, è un volto relativamente nuovo, pare abbia fatto qualche
parte qua e là ma è più famoso per essere stato nella versione “VIP” del Grande
Fratello inglese da quel che ne so. Il suo personaggio è piuttosto antipatico,
almeno in questo pilot; è un po’ una testa calda che quando si impunta su una
cosa non c’è modo di distoglierlo, ok ha avuto la sua bella dose di traumi, ma
ha un atteggiamento che non mi piace.
Al contrario David mi è tanto simpatico. A parte per il nome
come il mio, in effetti è l’attore che lo interpreta che mi piace, Nathaniel
Buzolic, che mi fa molto piacere rivedere dopo la prematura scomparsa (con
qualche riapparizione occasionale, sintomo che piace a molti) come vampiro
originario di The Vampire Diaries, il caro vecchio Kol! Peccato abbia perso il suo accento
particolare (lui è australiano). Come mutaforma potrebbe regalare dei momenti
divertenti (anche se ricordo che per i mutaforma, nella mitologia di
Supernatural, cambiare aspetto era molto più difficoltoso di quanto non appaia
qui…esigenze televisive presumo!), un po’ meno quelli legati alla sua storia
d’amore, non sono per le troppe smancerie o drammi amorosi al momento.
Deve esserci stata una qualche interferenza con la ABC
Family perché all’inizio della puntata ci ritroviamo faccia a faccia con Bryce
Johnson e Sean Faris, che per l’appunto sono rispettivamente l’ex detective e
il nuovo detective di Pretty Little Liars, ironia della sorte! (oltre ad essere apparsi il mille altri
telefilm a testa, Faris è stato pure un vampiro dalla breve vita in TVD).
Fin dall’adolescenza sono sempre stato un fan dei fantasy di
questo tipo, ancora oggi la mia serie preferita è Buffy (c’è pure una battuta nell’episodio che la riguarda…ho riso
troppo!) e considero Supernatural il
suo erede ufficiale, quindi darò sicuramente un altro sguardo a questa serie
nascente il prossimo autunno (sempre se si farà…non vorrei portare sfortuna).
Solitamente dal pilot nella serie madre alla serie vera e propria ci sono delle
modifiche, a volte anche degli attori stessi (spero non sia questo il caso),
bisognerà controllarne l’andamento successivamente per decidere se davvero merita,
ma le premesse mi intrigano. Ovviamente deve piacere il genere teen drama
fantasy quindi non mi sento di consigliarla a chiunque.
Colgo l’occasione
per salutare Supernatural; stavolta
ho fatto un’eccezione, ma io sono ancora alla settima stagione in attesa che
rai2 mandi in onda quest’estate l’ottava (mi dispiace ma i vocioni originali di
Sam e Dean proprio non mi garbano).
Black Box
A volte si crede di sapere già come è fatta una cosa, e per
quanto diciamo di avere la mente aperta siamo guidati da preconcetti o
pregiudizi che siano che possono alterare le nostre valutazioni. Ma a volte,
rare volte, ci addentriamo comunque in quel qualcosa, inneggiando a quella già
citata falsa bandiera che è la mente aperta e…e ne veniamo piacevolmente
sorpresi. Cambiare idea non è da persone incoerenti, è da persone intelligenti.
Solo gli stupidi anche davanti all’ovvio non si smuovono nelle loro convinzioni
e si aggrappano a quei pregiudizi che per loro valgono più della realtà.
Tutta questa premessa filosofica per dire che, in un ambito
decisamente più ridimensionato, pensavo che Black Box fosse l’ennesimo buco
nell’acqua di una non ben chiara serie tv noiosa e inutilmente pretenziosa e
invece ha sfornato un pilot decisamente interessante!
La protagonista, Catherine Black, è una neuroscienziata
molto acclamata nel suo ambiente che soffre però di bipolarismo che le causa,
quando non prende le sue pillole, episodi di “follia, parole affannose, manie
di grandezza, pensieri confusi, allucinazioni” per citare lei stessa (non
avendo competenze mediche a riguardo non vorrei dire stupidaggini!). Vive la
sua vita in bilico tra due identità quasi, la brillante scienziata e l’euforica
visionaria. Il pilot inizia proprio con un discorso sulla “normalità” che Catherine
fa con la sua terapista, questo è il suo più grande dilemma: quando non è
controllata dalle pillole si sente migliore e speciale (“Una persona normale è
mediocre?” le chiede non a caso la terapista) e la aiuta a comprendere meglio i
misteri del cervello (quello che chiamano Black Box, scatola nera). Fa esempi
di grandi menti, Van Gogh, Hemingway, Sylvia Plath, che soffrivano di “pazzia
positiva”; al che la terapista le ricorda che queste “persone eccezionali” alla
fine si sono anche suicidate: “Normalizzarti non ti condanna alla mediocrità,
ti permette di vivere abbastanza per fare al meglio il tuo lavoro. Vuoi essere
eccezionale e morta?”.
Durante l’episodio poi conosciamo meglio la sua vita, la famiglia (il suo è un caso ereditario), l’amore, i suoi pazienti che riesce ad aiutare anche grazie alle sue personali esperienze, tutto in un equilibrio precario, cercando di nascondere specie a lavoro la sua condizione, che non appena la mettono in situazioni di maggiore stress la fanno ricadere in un episodio. Interessante notare che durante i suoi “momenti d’euforia” la colonna sonora è una musica jazz molto accattivante.
Nessun volto particolarmente noto al piccolo schermo in questa
nuova serie della ABC, ma occorre assolutamente lodare la recitazione della protagonista,
Kelly Reilly, che interpreta molto bene le diverse sfaccettature che il suo
personaggio richiede.
Difficile dire l’andamento che avrà un telefilm del genere (non
è certo il solito medical drama) che affronta e mostra tematiche piuttosto
delicate, nonostante sia stata ordinata una stagione completa di 13 episodi fin
da subito e gli ascolti per ora siano soddisfacenti. In ogni caso mi ha fatto
ricredere, in positivo, fin dalla prima scena (ottima anche la regia tra l’altro)
e, per quel che vale, non è una cosa che mi succede spesso in ambito seriale!
Next Time…Turn.
Vostro David
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